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Illustrazione: Michelle M. 2B |
Finalmente, dopo sei ore di tortura, la scuola è finita. Dopo aver pranzato, perchè non rilassarsi un po’ e dormire? Io, ignaro della situazione che sta per succedere, dormo un po’, ma invece di “un po’” sarebbe meglio dire che sono andato in letargo e quando mi sveglio e controllo l’orario mi butto dal letto sbattendo testa (così forse divento più intelligente), braccia e gambe. Arrivo al tavolo facendo cadere tutto per terra, cosa che fa un rumore tale da far credere a mia madre che sia iniziata la terza guerra mondiale, ma c’è un problema: il registro elettronico non va. Dopo aver preso il telefono a calci mi viene l’idea più brillante (allo stesso tempo schifosa) che mi possa venire: chiediamo a qualcuno i compiti. Alessandro non risponderà mai e se risponderà saranno passati tre mesi, Pierfrancesco e Michelle staranno giocando a Formula Uno con il volume talmente alto che non sentono nemmeno le notifiche oppure hanno il telefono in silenzioso. Arjela probabilmente sta messa come me e Matilde starà facendo un giro di chiamate. Allora chiedo sul gruppo e, dopo essere stato ignorato per mezz’ora, qualcuno me li manda, ma mentre li leggo vorrei sbattere la testa sul muro fino ad avere una commozione cerebrale così non vado a scuola. La prof.ssa di Matematica ci ha assegnato talmente tanti esercizi che credeva stesse ordinando al sushi. La prof.ssa di Letteratura ci ha assegnato di ricopiare la Divina Commedia a mano, studiarla a memoria e diventare Dante. Storia ci ha assegnato talmente tanti capitoli che dovremmo prevedere il futuro. Arte di creare una nuova corrente artistica mai inventata, studiare tutto il libro e di ricostruire Notre-Dame in scala uno a uno. Scienze ricercare una cura per una malattia sconosciuta e infine Antologia di scrivere una saga composta da nove libri con ognuno trenta capitoli composti da cento pagine, poi, dopo averli finiti, scrivere per ognuno una versione con il doppio dei capitoli e delle pagine, farci per ognuno il riassunto e impararle a memoria. Dopo aver letto tutto questo si è fatta notte, e dire che avevo una faccia disgustata e inorridita è un eufemismo. Il gruppo si riempiva di cento messaggi al secondo di gente che si lamentava, di altri che facevano polemiche e di sondaggi di chi chiedeva chi andava a scuola o no. In quel momento l’idea che avevo pensato prima di farmi venire una commozione cerebrale o di fingermi morto diventava sempre più realistica, ma mi limito solo a lanciare macumbe con tutte le mie forze, e inaspettatamente vengono accolte poichè quella sera le strade furono allagate e io invece di essere preoccupato per l’auto che si stava per scontrare contro casa mia, ero talmente tanto felice che stavo per ascendere in paradiso.
N.B. Nessun professore è stato maltrattato nella realizzazione di questo racconto.
Antonio C. 2B