lunedì 15 maggio 2023

Essere uno Scout

Scrivo questo articolo per tentare di rispondere alle domande che mi vengono poste con curiosità quando racconto le mie avventure da Scout. 

Spesso mi chiedono: "Cosa fanno gli Scout ?",  "Cosa significa essere Scout ?". Certamente gli scout fanno tante cose: giocano, si divertono, vivono esperienze a stretto contatto con la natura, dormono in tenda, fanno escursioni per boschi e montagne, aiutano gli altri, fanno buone azioni.

Ci sarebbero tante cose da dire, tante cose da raccontare, troppe emozioni che non si possono descrivere e che non si possono capire appieno perché andrebbero vissute sulla propria pelle.


Sono uno Scout da quando avevo otto anni, nel reparto di Cervaro I, il gruppo del paese che ha appena compiuto 50 anni dalla sua fondazione, e una cosa la posso affermare "ci vuole coraggio ad essere Scout !". 
Ci vuole coraggio per superare noi stessi, le nostre paure come quando si sceglie di indossare i pantaloncini sulla neve o quando si deve dormire in tenda.
Ci vuole coraggio quando si deve far capire agli altri che l'essere scout non è un normale passatempo, bensì un vero e proprio impegno che ogni Scout vive mettendosi in gioco e dando il meglio in ogni circostanza anche quando questo significa andare contro corrente. Del resto il nostro motto "estote parati", cioè "siate pronti" ci ricorda questo impegno ogni giorno.

Da Scout ho imparato che bisogna essere pronti di fronte alle difficoltà della vita e fare tesoro di quelle competenze che abbiamo acquisito o che ci hanno trasmesso e che al momento opportuno possono tornare utili per noi o per aiutare gli altri.

E allora quando mi chiedono "cosa significa essere Scout ?" rispondo che l'essere Scout per me è uno stile di vita fatta di ottimismo, di rispetto per la natura, di aiuto verso il prossimo di lealtà, di sincerità e di impegno, di scelte coraggiose per costruire un mondo migliore per noi stessi e per gli altri perché il futuro è nelle nostre mani.

"Lasciamo il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato" (cit.Baden Powell)

Leonardo 3B

mercoledì 10 maggio 2023

Un martire del nostro paese

 

"Coraggio":  che parola è? Un insieme di lettere tanto usate ma che molti sottovalutano, non tutti dispongono di questa virtù, soprattutto quando in ballo c’è la propria vita, e noi abbiamo avuto un uomo, nel nostro paese, che ha rappresentato in pieno il coraggio che ognuno di noi dovrebbe avere. Il coraggio, quello vero! Un paesano di umili origini che, diventato carabiniere, diede la propria vita per salvare dieci persone: Vittorio Marandola. Nato a Cervaro il 24 agosto del 1922 da genitori contadini  senza tanta disponibilità economica,  che educarono il proprio figliolo con valori semplici e senso del dovere. Vittorio, particolarmente dedito allo studio, si diploma per poi arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri a Roma  e successivamente  in servizio a Fiesole. Siamo in piena seconda guerra mondiale e Vittorio, poco più che ventenne, frequentava, anche nel tempo libero, i suoi colleghi: La Rocca e Sbarretti.

C’è da dire che in quel periodo, quando l'armistizio fu annunciato, l'8 settembre 1943, molti carabinieri si trovarono in una situazione difficile. Molti di loro erano fedeli al regime fascista e alla monarchia italiana,  si erano schierati con l'Asse nella guerra. Altri, invece, erano contrari al fascismo e alla guerra e speravano che l'armistizio potesse portare a una fine della violenza e della repressione. I tedeschi però diventarono ancora più crudeli: tormentarono la popolazione, saccheggiarono le abitazioni e uccisero il bestiame.

I partigiani nascosti sui monti si organizzarono per pianificare una reazione. Intanto i tedeschi crearono sempre più terrore in città al fine di ricavare informazioni, obbligando tutte le persone tra i 17 e i 45 anni a confessare ciò che sapevano ma non ottenendole arrivarono alla conclusione di prendere in ostaggio 10 innocenti cittadini. I tre eroi per evitare la fucilazione di queste inermi vite si consegnano ai tedeschi  con la sola intenzione di sacrificarsi, ma non rivelarono nulla.

Il 12 agosto 1944 alle 20:30 il comandante Hisserich diede l’ordine di fucilare i tre eroi. E così Marandola, Sbarretti e La Rocca sono stati riconosciuti  martiri ed eroi per il coraggio mostrato ed il sacrificio in favore dei cittadini salvati.

Dieci anni dopo la salma di Vittorio fu riportata nel cimitero di Cervaro.

Medaglia d’oro al valor militare.

Eugenia 3B